martedì 1 novembre 2016

Step 1

William Turner, il quale è stato un prolifico artista dell’Ottocento, i cui quadri hanno cambiato radicalmente la storia dell’arte moderna, sia inglese che globale. Il suo sapiente utilizzo dei colori e la tecnica peculiare presente nella stragrande maggioranza dei suoi lavori testimoniano la grande abilità in partocolare il quadro intitolato Luce e colore (la teoria di Goethe)”. Questo “Luce e colore (la teoria di Goethe)”, come si può evincere dal titolo stesso dell’opera, è nato dal grande interesse mostrato da William Turner per il libro di Goethe intitolato “La teoria dei colori”, pubblicato nel 1810.
La scena ritratta all’interno di questa tela quadrata del Turner pittore, è tratta liberamente dal Libro della Genesi: protagonista è il Diluvio Universale raccontato proprio nel libro della Genesi; protagoniste indiscusse della tela sono la possibilità della natura di donare la vita e nel contempo la sua straordinaria forza distruttrice.Turner, scegliendo di rappresentare proprio un tema derivante dal mondo cristiano, non fa altro che suggerire Dio come “motore degli eventi”: è stato Egli stesso ad ordinare a Noè la realizzazione dell’Arca per permettere il salvataggio degli animali, e successivamente è stato sempre Dio ad ispirare Mosè per compiere la scrittura del Libro della Genesi. I colori utilizzati in questo lavoro rappresentano una sorta di vortice colorato con quattro pennacchi leggermente più scuri rispetto alla parte centrale; al centro si scorge appena la figura di un uomo, ovvero Mosè, mentre sotto di lui, Turner dipinge il serpente presente nella Genesi.Come accennato in precedenza, questo quadro è molto legato alla “Teoria di Goethe” dei colori: Turner, colpito dagli studi di questo intellettuale, sceglie di riportare le conclusioni che ha raggiunto all’interno di questa tela, secondo cui la nascita del colore dipende semplicemente dalla luce ed ombra che vengono riflesse da un oggetto trasparente; seguendo questo criterio, in quest’opera, Turner, pone grande attenzione all’utilizzo dei colori e l’immagine che permane “nell’occhio” dell’utente dopo un’attenta visione del quadro.Attraverso questo ragionamento, William Turner pittore, sceglie sapientemente di utilizzare alcuni colori e di attribuire a quest’ultimi determinati ruoli: il rosso ed il giallo devono suggerire felicità ed una visione positiva, mentre colori freddi come il blu devono essere invece portatori di tristezza e angoscia.Secondo Goethe, il giallo, fu proprio il primo colore in assoluto ad essere trasmesso dalla luce, e conoscendo tale teoria, Turner utilizza questo colore nella sua composizione, come chiaro riferimento agli studi dell’intellettuale, ed anche se questa tonalità dovrebbe suggerire felicità, il pittore si focalizza sull’aspetto più negativo, cercando di far prevalere questa emozione piuttosto che quella originale. La curiosa forma circolare che si può notare all’interno della tela, ricorda la forma dell’occhio umano.

Durante il suo primo effettivo tour in Italia, Turner riempì ventitre album, la maggior parte dei quali erano dedicati al periodo trascorso a Roma e nei suoi dintorni, come per esempio a Tivoli; in realtà l’artista riuscì a visitare anche Venezia, Como, Napoli, Pompei e Paestum. L’Italia era stata la meta da lui ambita per tanti anni soprattutto perché Turner desiderava conoscere la campagna che aveva magnificamente ispirato l’opera di Lorrain. Di conseguenza, per prima cosa cercò di individuare gli scenari preferiti del suo predecessore. Ma la ricchezza degli stimoli visivi davanti ai quali si ritrovò superava di gran lunga il programma che si era prefisso, così cominciò a privilegiare la propria visione personale, dipingendo suggestivi, meravigliosi acquerelli, in cui le immagini sembrano sospese sul foglio come un miraggio, un effetto che nasce dall’importante serie di studi dipinti a Venezia nei primi anni Quaranta, e che trasmettono efficacemente l’estasi dell’artista davanti al paesaggio italiano. L’ossessione di Turner per il carattere mutevole della luce fu in definitiva la caratteristica fondamentale di gran parte delle sue ultime opere, egli concentrò la propria attenzione sulla maniera in cui la luce cambia il mondo così come viene visto comunemente. I suoi dipinti furono il modo più esplicito di mostrare ciò che aveva teorizzato Goethe ovvero come, secondo lui, i principi della luce e del colore operassero realmente in relazione all’oscurità e alle tenebre. Il grande poeta tedesco aveva scritto: “La nascita di un colore richiede luce e oscurità, chiaro e scuro, oppure con un’altra formula più generale, luce e non-luce. Vicinissimo alla luce nasce un colore che chiamiamo giallo, vicinissimo all’oscurità sorge invece quanto designamo con l’espressione azzurro” (W. Goethe, La teoria dei colori, a cura di R. Troncon, Il Saggiatore, Milano, 1979).“…Dicevamo: l’intera natura si rivela attraverso il colore al senso della vista. Ora affermiamo, seppure in certa misura ciò possa suonare singolare, che l’occhio non vede alcuna forma, in quanto soltanto chiaro, scuro e colore stabiliscono insieme ciò che distingue un oggetto dall’altro e la parte di un oggetto dalle altre. Sulla base di questi tre momenti costruiamo il mondo visibile rendendo così contemporaneamente possibile la pittura, capace di creare sulla tela un mondo visibile assai più compiuto di quanto possa essere quello reale” (W. Goethe, La teoria dei colori, a cura di R. Troncon, Il Saggiatore, Milano, 1979).Le caratteristiche stilistiche di Turner sono ben evidenti soprattutto nel dissolversi della forma nella luce, che dà all'immagine un aspetto evanescente e un po' sfocato."L’opera di Turner non piacque ai contemporanei abituati alle vedute nitide, quasi fotografiche di Canaletto, alla sua meticolosa definizione dei particolari. Accusavano Turner di usare troppo giallo e di aver abbandonato le regole della “buona pittura”. Ma lo spirito romantico di Turner non è l’esattezza illuministica di Canaletto. L’artista inglese non dipinge vedute di Venezia, ma il suo ricordo della città.  la sua pittura di solo colore è la rappresentazione di un’immagine mentale. Non verità ottica, ma ricordo, ed emozione."

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